L’iter spirituale di Angela Caterina Borgia nel Monastero romano di Santa Lucia in Selci

di Rigel Langella

(in occasione della presentazione della Biografia della Serva di Dio)

L’esperienza di Angela Caterina Borgia, nel suo impervio cammino verso la perfezione cristiana, è stata riproposta tra le mura dello stesso convento dove è vissuta nella metà del Settecento, quello di Santa Lucia in Selci, gioiello storico-architettonico, nel cuore di Roma.

Grazie alla sensibilità della Madre Sofia e delle consorelle che oggi abitano lo stesso monastero, la storia di “Angeluccia” ha potuto essere conosciuta a distanza di oltre due secoli. È stata, infatti, pubblicata la biografia della sua breve ma intensa vita: "Angela Caterina Borgia. Mistica agostiniana del 700", pubblicato dall’Editrice Velar.

La presentazione della biografia si è svolta alla presenza dell’Autore, Daniele Bolognini, che con la sua opera ha inteso togliere il velo dell’ingiusto oblio in cui era caduta la figura e l’opera della Serva di Dio. Le informazioni contenute nel libro sono frutto di accurate ricerche archivistiche e sono state tratte proprio dall’esame attento delle oltre mille pagine del processo canonico, che si era aperto alla morte di Suor Angela Caterina, avvenuta in concetto di santità nel 1743.

Padre Josef Sciberras, postulatore generale dell'Ordine di Sant'Agostino, come “padrone di casa”, ha aperto i lavori illustrando al folto e attento pubblico intervenuto, le figure di agostiniani, che con il loro dono di Grazia, hanno rappresentato nel Settecento, un secolo “difficile” e poco fecondo per l’Ordine, un esempio per tanti confratelli e consorelle, ma anche per i cristiani della loro generazione e di quelle a venire.

Si tratta di:

  • Ange Le Proust, un agostiniano francese;
  • Catalina Maura di San Tommaso, una agostiniana spagnola;
  • Tommaso Antonio Arbuatti, un agostiniano italiano, membro della provincia picena.

I tre Servi di Dio appartenenti all’Ordine di Sant’Agostino trovarono ispirazione nella figura di San Tommaso da Villanova e i loro processi canonici furono aperti, all’incirca, nello stesso periodo di Angela Caterina Borgia.

La presentazione del testo è stata tenuta dal prof. Claudio Canonici, preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose "Alberto Trocchi" di Civita Castellana. Il dotto relatore, con grande competenza della materia, ha delineato il quadro storico in cui si è formata, non solo spiritualmente ma anche socialmente e culturalmente, Suor Angela Caterina. Non è stato trascurato il contesto familiare, in primo luogo ricordando i fratelli Alessandro, arcivescovo di Fermo, e Fabrizio, vescovo di Ferentino. Fu Alessandro che tanto si adoperò alla morte di Suor Angela Caterina per l’apertura del processo canonico, come si evince dalle carte studiate con passione e accuratezza da Daniele Bolognini. Tuttavia, l’esponente più noto della nobile famiglia veliterna, che tanti figli e figlie ha donato alla Chiesa, è certamente il cardinale Stefano, prefetto di Propaganda Fide, umanista di levatura internazionale.

Va ricordato che, per uno strano scherzo del destino, anche questo celebre personaggio della stessa famiglia, probabilmente solo omonima dei Borgia papali, è parimenti caduto per secoli nell’oblio, finché, in tempi recenti, è stato fondato il CISB (Centro Internazionale di Studi Borgiani) che ha riproposto, proprio a partire dalla pubblicazione di inediti documenti d’archivio, la figura e l’opera di questo “uomo dalle idee nuove”, secondo la definizione di J. Metzler, che lo considerò addirittura un precursore del Vaticano II.

La presentazione è proseguita approfondendo, da parte dell’erudito relatore e storico della Chiesa, l’istituzione dei cosiddetti “monasteri di famiglia” ove venivano monacate le cadette delle famiglie nobili, per la legge del maggiorascato. Nell’antico monastero agostiniano, che fino alla soppressione degli Ordini religiosi, successiva all’Unità d’Italia, si estendeva su una superficie molto più ampia dell’attuale, oltre ad Angela Caterina, troviamo la sorella Costanza, che fu superiora, e la nipote, che prese il suo stesso nome religioso. Il Prof. Claudio Canonici, oltre alle tappe salienti della vita, improntata al servizio fraterno, all’attenzione costante ai poveri, ha sottolineato la storia emblematica, legata alla fine della sua vita, con la stigmatizzazione spirituale nella Sequela Christi, nell’iter unitivo al Cristo crocifisso.

Alla morte di Angela la famiglia, che era molto influente, chiese ed ottenne dal Vicario di Roma di far realizzare un ritratto postumo e di far eseguire altresì l’autopsia, come da dettagliata relazione, conservata negli archivi e parte essenziale del citato processo canonico, che si arrestò successivamente per le avverse condizioni storiche conseguenti alla Rivoluzione Francese e all’occupazione di Roma alla fine del secolo, ad opera delle armate di Napoleone.

Da parte sua l’Autore ha voluto ricostruire la genesi del libro, nato quasi “per caso”, anche se nulla viene davvero “per caso”. Infatti, cercando di raccogliere informazioni sul monastero di Santa Lucia in Selci, vide che la memoria orale, sulla santità di Angela Caterina, si era tramandata, ma non ne esisteva - stranamente - né una biografia né scritti autografi. In effetti, nel Monastero si conservano tuttora, grazie alla venerazione che le monache hanno tramandato oralmente da secoli, di generazione in generazione:

  • la tomba della Serva di Dio, nella sacrestia, ove arde perennemente la luce di una candela;
  • il ritratto a olio, eseguito postumo dall’artista Domenico Giovanni Sorbi, nel coro alto,
  • e perfino la “grotta”, in realtà uno stanzino appartato, ove la mistica si ritirava a pregare e meditare.

La biografia è solo il primo passo di un cammino interrotto, un modo per riannodare i fili traumaticamente spezzati della storia. Anche se la riapertura del processo canonico, da tutti auspicata, non è semplice, il suo alto esempio di santità va recuperato e riproposto anche alle generazioni del terzo millennio e questo è il compito che le consorelle hanno intenzione di assumere con gioia ed entusiasmo rinnovati, supportate dall’interesse – forse inatteso – che questa piccola-grande storia ha saputo suscitare nel cuore e nella mente di tante persone,

perché la Ricerca di Dio è storia non di ieri, ma di oggi e di sempre.

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