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Suor Angela Caterina amava la Madonna, si preparava alle sue feste con novene e alle vigilie, sebbene non obbligata, abitualmente digiunava. Parlava con tenerezza del Patrocinio della Vergine e in alcune occasioni rivelò al confessore di essere stata gratificata da alcune sue “visioni” in cui veniva esortata a praticare le virtù cristiane. Il confessore era certo non fossero finzioni, ma la mise in guardia, dicendole di non fondarsi su tali avvenimenti dei quali doveva sentirsi indegna.

La carità di suor Angela Caterina verso il prossimo fu innanzitutto spirituale: era noto in monastero il suo preciso “impegno” di pregare per le anime. A beneficiarne furono innanzitutto le consorelle cui abitualmente dava consigli spirituali. Non aveva timore di umiliarsi per entrare in confidenza con qualche monaca “travagliata”, di modo che poi questa le aprisse il cuore. L’aiuto in comunità era però, anche, nelle incombenze materiali. In particolare si prodigava per necessità “personali e delicate” riguardanti le inferme. A quanti le dicevano che non erano suoi compiti, rispondeva con un sorriso.

Dal giorno del suo ingresso in monastero Angela Caterina non volle nulla per sé, tutto consegnò alla superiora. Diede subito l’impressione di desiderare il totale distacco dalle cose del mondo. Un giorno chiese la sostituzione della tonaca, ma si sentì rispondere di aspettare. La rattoppò con cura e non chiese nulla per tre anni. Spiccava per povertà anche la sua camera. L’umiltà la rendeva mansueta d’ordinario. Diceva di non ambire incarichi d’autorità per avere la consolazione di poter obbedire, poiché “nell’obbedienza trovava tutta la sua quiete”.

  • A poco a poco, tu Signore
  • Ci hai fatto per te...
  • Quale sarà la vostra occupazione?
  • Le sorelle siano liete nella speranza